Come sciogliere la Ferita del "Bambino non voluto"
- Motivi per cui la mamma non vuole un bambino
- Il sentito del feto non voluto
- Il modo di affrontare la vita del bambino non voluto
- Psicologia e atteggiamento del bambino non voluto
- Età adulta
- Come sciogliere a livello emozionale il trauma del bambino non voluto
- Storia personale “Io, un bambino non voluto”
1. MOTIVI PER CUI LA MAMMA NON VUOLE UN BAMBINO.
L’attimo in cui un’anima prende la vita nel grembo materno ha un’importanza fondamentale sia per il bambino che per la mamma, è sempre più frequente che il concepimento sia programmato, cercato, atteso dai futuri genitori, ma non sempre le cose vanno così. Una percentuale di gravidanze inattese, non desiderate, esiste sempre.
Spesso dopo lo shock iniziale nell’apprendere della gravidanza, la mamma accetta la presenza del bambino, lo ama e gli trasmette amore. Ci sono casi in cui questo non accade, i motivi possono essere i più svariati, ne elencherò alcuni, ma la cosa più importante è che in queste anime sarà presente una ferita. La ferita da “rifiuto” è una delle 5 ferite più antiche e profonde.
GRAVIDANZA INATTESA.
La mamma non pensava di rimanere incinta o non voleva rimanere incinta per svariati motivi.
Non si sentiva pronta a diventare mamma.
Non è il frutto all’interno di un rapporto stabile o è stato un rapporto occasionale.
Uno o entrambi i partner vivono una relazione extra coniugale.
Alla donna è stata sconsigliata la gravidanza per motivi di salute. La coppia non voleva figli.
La coppia ha già troppi figli.
Il concepimento è frutto di una violenza.
Non tutti i bambini concepiti in queste situazioni riportano la ferita da rifiuto, fondamentale è il modo in cui la donna reagisce alla nuova vita che ha avuto inizio dentro di lei.
Se la donna non accetta questa nuova vita, si instaurerà un forte distacco emotivo tra lei e il feto.
DISTACCO EMOTIVO DELLA MADRE: L’ABORTO PENSATO ANCHE SE HA DECISO DI TENERLO.
Forse la madre ha combattuto una profonda guerra interiore, la scelta se tenere o abortire il bambino, ha magari sperato in un aborto spontaneo, ha magari tentato un aborto casalingo, ha pregato perché l’incidente si risolvesse in qualche modo. Il feto percepisce tutto il suo rifiuto, ha coscienza di questa situazione, sente le emozioni della mamma e dell’ambiente che lo circonda, cresce e si sviluppa in questa atmosfera.
La donna forzata dagli eventi a diventare mamma e che non si sente pronta, trasmetterà al bambino tutte le sue emozioni negative e con esse il messaggio “tu non dovresti esistere” da qui inizierà ad aprirsi la ferita da rifiuto, la negazione al suo diritto alla vita, al suo diritto ad esistere, sarà la base su cui costruirà la sua identità. Da adulto sarà parte di noi, si presenterà cercando di raccontarci quella storia di cui possiamo anche non essere pienamente consapevoli ma è lì, che chiede di essere ascoltata e risolta. Non è possibile non riconoscere i sintomi di questa ferita, sarà sufficiente leggere un articolo per caso e immediatamente ci si riconoscerà.
Quando questo accade, sarebbe utile indagare sulle circostanze in cui si è presa la vita, provare a parlare con la propria mamma (che nel frattempo ci ha cresciuti e ci auguriamo, amati) ma con delicatezza…non sarà facile per la mamma ammettere di aver avuto difficoltà ad accettare la nostra presenza, può darsi che neghi e anche questo va rispettato, occorre prendere con riserva ciò che ci verrà detto e fidarsi delle nostre sensazioni, del nostro
sentire nel profondo scegliendo un percorso che ci porti alla verità, che ci permetta di curare questa ferita.
2. IL SENTITO DEL FETO NON VOLUTO
Il feto, in dall’inizio ha coscienza di ciò che lo circonda, la mamma, ne ascolta il battito del cuore, sente il tepore del liquido amniotico, al sicuro e protetto all’interno della placenta. Sente anche le emozioni della mamma, sa se è triste, allegra, preoccupata o felice, sente tutto di lei, se lo vuole oppure no. Se lo desidera femmina o maschio, se sarà quindi una delusione alla nascita perché di sesso opposto alle sue aspettative, se il suo “esserci” per la mamma è fonte di profondo stress, se non è voluto. Sente, se la sua mamma vuole/spera di disfarsi di lui, se mette in atto gesti che sono finalizzati a provocare un aborto spontaneo, e si aggrappa letteralmente alla vita…un bambino non voluto che attraversa i tentativi della mamma atti a disfarsi di lui è già un combattente, sarebbe così facile arrendersi e rinunciare a prendere la vita per questa volta…ma lui no, vuole nascere. Sente che non è il benvenuto, gli atteggiamenti e i sentimenti consci o inconsci dei suoi genitori formano il nucleo del suo sentire, del senso di sé che svilupperà in seguito e di cui porterà l’impronta per sempre. All’interno del grembo materno, sperimenta la paura di non arrivare al termine che si è prefisso, nascere, quella di non essere amato dalla sua mamma, l’incertezza di come verrà accolto alla nascita. Questi nove mesi per lui sono davvero pesanti, al punto di segnare la sua personalità di bambino e in età adulta.
3/4 ATTEGGIAMENTO E CARATTERE DEL BAMBINO NON VOLUTO
I bambini non voluti dalla nascita in poi sentono che “manca qualcosa” manca un tassello del puzzle . Hanno difficoltà a costruire relazioni con i compagni di scuola, a sentirsi parte di un gruppo o di una squadra, sono attenti a cogliere eventuali comportamenti che li escludano, vanno inconsapevolmente a caccia del “non sei voluto” non pensano che qualcuno possa aver bisogno o voglia di stare con loro. Spesso hanno un carattere chiuso e tendono alla solitudine. Timidi ed introversi, non amano stare sotto i riflettori, non sono quelli che in classe alzano la mano per primi, anche se preparatissimi non si presentano spontaneamente a un’interrogazione. Hanno già problemi di autostima. Per bilanciare le loro insicurezze, avranno la tendenza a cercare di essere perfetti, difficilmente, se non nell’adolescenza, saranno dei ribelli, hanno la necessità che venga riconosciuto il loro diritto di esistere, di meritare di esserci. Il rapporto con i genitori, in particolare con la mamma, sarà incentrato alla sua approvazione, la ricerca continua della frase “è un/a bravo/a bambino/a”. Caratteristiche del loro carattere:
Distaccati dalle cose materiali
Perfezionisti
Intellettuali
Alternano fasi di grande amore a profondo sconforto
Non sentono il diritto di esistere o di avere un posto nella vita
Cercano la solitudine
Hanno la capacità di rendersi invisibili
Sono abili nel fuggire da situazioni o persone
Si sentono incompresi
Non amano essere al centro dell’attenzione
Hanno difficoltà, durante un cammino di introspezione come il Rebirthing, ad ascoltare il proprio bambino interiore, o a tornare, in una seduta di respiro, al periodo di vita intrauterina.
Nell’adolescenza, avranno episodi di rabbia, di cui non comprendono la natura.
5 ETA’ ADULTA
Giunti all’età adulta, normalmente, hanno coscienza di non essere come gli altri, in qualche modo sono venuti a conoscenza di essere stati “un bambino non voluto”, perché è stato loro detto o perché è un sentito nel profondo, ogni volta che nella mente si presenterà questa frase, o saranno all’interno di una situazione che li farà sentire “sbagliati” sentiranno un dolore profondo, la ferita si attiverà immediatamente. Non è mai troppo tardi per affrontare e risolvere questa situazione, è anzi importantissimo per concedersi finalmente una vita sana e piena.
L’adulto: dopo essersi esercitati per un tempo più o meno lungo, si presenteranno al mondo con una maschera perfettamente modellata, potranno apparire solari, disponibili, aperti, sicuri di sé, solo loro nel profondo sentiranno come questo non corrisponda a realtà. Il tempo gli ha insegnato come muoversi, come nascondersi e come dare agli altri ciò che non è stato dato a loro, senza pretendere lo stesso trattamento, convinti di non meritarlo. Si muoveranno nel mondo del lavoro con preparazione e competenza, ma attribuiranno alla fortuna i successi, non a loro stessi. Non ambiranno a diventare un leader pur avendone le caratteristiche, mancanza di autostima, saranno sempre pronti ad assumersi la responsabilità per un errore, sbagliare ed essere sbagliato è la loro condizione naturale.
Nelle relazioni affettive, andranno alla ricerca di partner non adatti a loro, creeranno rapporti in cui sentirsi inferiori, non amati, ripercorreranno e ripeteranno lo schema della rottura che la loro venuta al mondo ha generato. L’amore per loro parla una lingua sconosciuta, non sanno come decifrarne i codici, ancora meno costruirli, fanno fatica ad ammettere di aver bisogno di qualcuno o ad accettare che qualcuno abbia bisogno di loro. Una relazione può essere asfissiante per loro, è un meccanismo di difesa contro l’intimità che non hanno avuto nel grembo materno. Essendo una ferita a livello molto profondo, può generare un rifiuto, dei genitori, della famiglia e di sé stessi. Questo è il motivo che deve portare, se ci si riconosce in queste dinamiche a lavorare su sé stessi e a recuperare quello che spetta di diritto a tutte le anime, il diritto di esistere, una volta iniziato il percorso di cambiamento, ci si potrà dire in via di guarigione quando ci si accorgerà di pretendere sempre di più, e in varie situazioni, il posto che gli compete, quando oserà affermare sé stesso.
Riporto una metafora trovata su internet che mi ha molto colpita.
“L’amore fluisce come l’acqua di un fiume, quando non gli si permette di fluire, quando si blocca il sentire, si ghiaccia. Come un corso d’acqua ghiacciato (il meccanismo è lo stesso) il ghiaccio comincia a formarsi all’esterno, mentre l’acqua al di sotto scorre. Lo stesso avviene nel bambino/adulto, le sue emozioni sono congelate verso l’esterno, persistenti e calde solo ad un livello più profondo e non accessibile a tutti.
6 REBIRTHING: COME SCIOGLIERE A LIVELLO EMOZIONALE LA FERITA DEL BAMBINO NON VOLUTO
Rebirthing, la traduzione letterale di questa parola è “rinascita” non che questo stia a significare che sia applicabile solo ed esclusivamente al rivivere il momento della nostra nascita, bensì a tutti quei momenti in cui, per qualche motivo si è creata una frattura all’interno della nostra anima e sia necessario tornare indietro per risolvere il nostro vissuto. La nostra mente, tutta la nostra vita è influenzata dall’ambiente in cui si svolge, dall’educazione che abbiamo ricevuto, dalle persone che ne fanno parte, genitori, fratelli e sorelle, insegnanti, capi al lavoro, credo religioso, e noi ne siamo influenzati. Tutti facciamo nostre regole, idee, convinzioni che, come una ragnatela, si creano nel nostro cervello e che spesso sono in conflitto con chi siamo veramente, con quello che siamo venuti per fare in questa vita. Abbiamo un dono da portare al mondo ed è necessario spogliarci dei preconcetti per scoprirlo, per portarlo alla luce e fare quello per cui siamo chiamati. Il Rebirthing consiste in una tecnica di respirazione chiamata “circolare” una respirazione che si svolge comodamente sdraiati, in un ambiente confortevole, o in acqua, che può essere calda o fredda, assistiti da una persona formata e competente che ci accompagna in quello che io definisco un viaggio, è un viaggio all’interno di noi stessi, dal quale emergeranno memorie dimenticate, a volte nascoste. Spesso, convinti di aver risolto una fase traumatica della nostra vita, ci accorgiamo, al ritorno dal viaggio, che è ancora presente dentro di noi e che è la causa di molti malesseri nel nostro presente, che continua in modo subdolo a influenzare le nostre scelte.
COME AGISCE IL REBIRTHING NEL BAMBINO NON VOLUTO
Che si sia coscienti o meno di essere un bambino non voluto, uno dei primi temi che verrà affrontato durante il colloquio con un rebirther è proprio la nascita, il modo in cui abbiamo preso la vita. Con una serie di domande si verrà guidati a ripercorrere la nostra storia e i ricordi si faranno strada da soli, spontanei, sarà come abbattere gli argini di un fiume in piena, come ho già detto, la nostra storia è dentro di noi, dobbiamo solo aver voglia di ascoltarla. Durante la seduta, quando con il respiro, torniamo al momento in cui siamo stati concepiti, e sottolineo “concepiti” avremo accesso a tutte le memorie, le sensazioni che ci hanno accompagnato dal ventre materno in poi. Non avremo più il dubbio se siamo stati accettati subito dalla nostra mamma oppure no, la risposta è già in noi, da sempre, ripercorreremo con il respiro tutto il nostro viaggio dall’inizio, e sapremo con esattezza cosa è accaduto, noi eravamo lì e abbiamo sentito e vissuto tutto con la nostra mamma. Sentiremo quali sono stati i suoi dubbi le sue paure, i suoi pensieri sulla nostra presenza e le sue scelte, nulla di ciò deve spaventarci, non dimentichiamo che ci siamo, esistiamo, siamo nati, tutte queste informazioni non possono che esserci utili per sciogliere il nodo profondo, la ferita che si è creata la frattura che ci accompagna da sempre. Quando saremo entrati in contatto con la ferita, sarà il momento di prendersene cura è andare verso la guarigione, come? Il nostro rebirther sarà con noi, ci insegnerà le tecniche per risolvere questo conflitto. Lavoreremo sulla comprensione nei confronti della nostra mamma o di entrambi i genitori, se lei ha vissuto così male la nostra presenza un motivo l’aveva, al di là del motivo non dobbiamo mai dimenticare che era o è stata la nostra mamma, colei che ci ha permesso di arrivare alla vita, ancora più semplicemente era una giovane donna con tutto il suo bagaglio di paure per il futuro e in una situazione che non era in quel momento ottimale. Dopo la comprensione sarà il momento del perdono, altro passo fondamentale per arrivare alla risoluzione del nostro percorso. Cosa significa perdonare? Significa fare una scelta profonda, non di testa, con il cuore, con l’anima…le cose sono andate in un certo modo e lo comprendo, non è possibile cambiare il passato, ma se abbraccio il perdono profondo per quella situazione e per le persone che ne hanno fatto parte, ecco che la ferita comincia a chiudersi, a guarire. Si riscrive una parte importante della nostra storia, si ritrova il diritto di esistere. Il passaggio più importante sta nel riconoscere che il malessere non dipende dalla persona che si è, ma dalle circostanze in cui si è venuti al mondo, ed è possibile cambiare questa pagina della nostra vita con l’amore.
7 STORIA PERSONALE “IO UN BAMBINO NON VOLUTO”
Mi chiamo Agnese, ho 56 anni e so da sempre di essere un bambino non voluto. Secondogenita, ho sempre sentito i miei genitori dire “lei è nata per sbaglio” sbagliata…è una parola che mi accompagna da sempre. Le circostanze che hanno portato la mia mamma a non volermi sono legate alla nascita di mio fratello, durante il parto, per l’epoca avvenuto in casa, mamma ha rischiato di morire, usando una metafora, una formichina ha dato alla luce un elefante. Questo fu il motivo alla base per cui l’ostetrica consigliò alla mamma di non avere altri bambini, troppo pericoloso affrontare un altro parto. Questo è il racconto che ho sempre sentito, ma dentro di me ho sempre avvertito che c’era molto di più e l’ho scoperto attraverso il Rebirthing. Durante il primo anno di scuola abbiamo affrontato in modo approfondito, la nascita, tutti gli aspetti dal momento in cui ci siamo incarnati, il tempo trascorso nel grembo materno, il modo in cui siamo arrivati alla vita. Ogni volta che percorrevo questo percorso, sentivo affiorare sensazioni di paura, legate ai primi mesi della gestazione. Attraverso le sedute di respirazione ho rivissuto tutti i momenti della mia vita intrauterina, il momento in cui la mia mamma ha scoperto la mia esistenza…la sua angoscia nel sapere che c’ero (era una giovanissima donna di 20 anni, ed era il 1964), la paura di non sopravvivere alla mia nascita, il suo rifiuto nei confronti di questa vita che era iniziata in lei. Non mi voleva. Ho visto e sentito chiaramente i suoi tentavi di liberarsi di me. Tentavi con i vecchi metodi non invasivi molto di moda in quegli anni, il saltare da una sedia nel tentativo di farmi staccare da lei, e ricordo la mia paura, il mio aggrapparmi x non cadere. Ricordo le rassicurazioni che il mio papà cercava di infonderle, le mie zie, che erano oltre la seconda gravidanza e le dicevano “ogni bambino è una storia a parte, ogni parto è diverso dal primo”. Questa sensazione di paura e precarietà sul riuscire a nascere mi ha accompagnata fino al quarto mese, periodo in cui lei aveva pensieri di aborto. Sono nata in anticipo sulla data presunta del parto, anche in questo caso, nonostante mamma si fosse rassegnata alla mia presenza, le sue paure non erano scomparse, attendeva il parto con terrore, fu quello il motivo x cui scelsi di affrettare il mio nascere, non ne potevo più di essere la causa di tutto il suo malessere, di essere un potenziale rischio per lei. Sono nata. Non tutto di quel periodo, come ho detto, mi è stato nascosto, ne ho modo di confrontarmi con la mia mamma per ciò che ho rivissuto durante le respirazioni, ma nel mettere nero su bianco questa tesina, mi sono riconosciuta in quasi tutti i passaggi del bambino non voluto, dal carattere alla vita adulta. La sensazione di non avere il diritto di esistere, la ricerca di questa conferma attraverso le persone che ho scelto, il dire a me stessa “certo che è finita male, tu sei sbagliata!”, il mio rincorrere l’approvazione degli altri per sconfiggere questo pensiero e affermare il mio diritto alla vita. Ad oggi sono finalmente in pace con il passato, con un intenso lavoro su me stessa, accompagnata dal mio rebirther, ho rivissuto passo a passo tutti momenti, riportato alla luce tutti i ricordi, analizzato e compreso i motivi che hanno spinto la mia mamma nel suo sentire, nei suoi pensieri e scelte. Ho perdonato, da figlia, da donna e da mamma, ho perdonato la giovane donna che era la mia mamma all’epoca, ho compreso tutte le sue paure, non era me che non voleva, era la paura di non sopravvivermi e lasciare due bambini da soli. Quella seduta in cui l’ho incontrata (cosa non possibile nella realtà, lei non c’è più) è stata una delle più belle che io ho vissuto, ci siamo abbracciate, due donne che facevano pace con ciò che era stato e si guardavano negli occhi finalmente in modo nuovo, con tutto l’amore del mondo e che è arrivato solo con un po’ di ritardo, ma è sempre esistito.
Agnese Giordana, Cuneo.