Il Rebirthing e la Ricerca di Dio
“Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato” (Pascal)
Questa frase mi ha fatto riflettere e mettere a fuoco che se io non avessi già sentito il divino dentro me probabilmente non ne sentirei la mancanza e non lo cercherei ancora e ancora.
Come se avessi già sentito quel certo profumo o quel sapore e lo stessi cercando senza riuscire a riconoscerlo.
Nei vari periodi della mia vita, nei momenti di scoraggiamento, anche quando non avevo ancora tutte le consapevolezze che ho ora, una cosa non è mai venuta meno.
La sensazione che non fosse tutto lì, che ci fosse altro che io non riuscivo a cogliere. Come quando hai la sensazione di essere osservata e poi ti giri e non c’è nessuno.
Ed ecco venire a galla il mio rapporto con la fede. Questa parole per me così ostica. Ho scelto di venire al mondo in una famiglia poco osservante, decisamente laico/socialista/comunista. L’unica nonna che andava a messa “perché non si sa mai se dopo c’è davvero l’inferno e il paradiso” veniva guardata con sufficienza.
Così senza mai essere andata alla messa e neanche detto una preghiera a 6 anni sono stata catapultata a fare le elementari dalle suore, perché lì se si dimenticavano di venirmi a prendere non chiamavano i carabinieri per abbandono di minore e poi c’era la refezione e potevo stare a scuola fino alle 16.
Nessuna educazione alla spiritualità se non un tiepido agnosticismo tipo la nonna che “hai visto mai che dopo c’è qualcosa davvero”.
Io nel frattempo vedevo “cose”, avevo sensazioni strane, ma tutto rigorosamente nella mia testa e sentivo di non poterne parlare con nessuno. Quindi tutto messo via e relegato in un angolino della mente.
Penso che tutto il mio essere fosse proteso in un grido di fame di Essenza, mi svegliavo al mattino pensando, qualcosa deve cambiare, non può essere tutto qui, ci deve essere qualcosa in più, un motivo, un senso.
Ora capisco che cercavo la Fede ma non sapevo cosa fosse e neanche dove fosse.
La svolta. La prima respirazione è stata una rivelazione. Mi sono resa conto che era quello che stavo cercando. Un modo per fare tacere la mente, ora so che era l’ego, e tirare fuori quella parte nascosta che non riuscivo mai in altro modo a raggiungere.
Le sedute individuali con Romina che veramente mi ha aiutata a portare fuori le parti di me che non volevo guardare. Tante battute di arresto, le resistenze. Il mio Ego sempre più visibile ma nello stesso tempo non riuscivo a metterlo a tacere.
Poi la decisione di intraprendere la scuola Amare. L’incontro con Patrice è stato un punto di svolta. Il mio Ego inizialmente lo ha proprio odiato, non lo potevo sopportare. Il primo seminario per me è stato tutto nella resistenza.
Un mio talento però è quello di farmi domande e di non fermarmi all’apparenza. Ho voluto guardare più a fondo e non fermarmi.
Una volta Patrice mi ha detto: “non saresti venuta a scuola da me se non stessi cercando la spiritualità”.
Tutte le mie resistenze a questo percorso, il mio fare un passo avanti e tre indietro sono dovute, ora me ne rendo conto, alla mia paura di lasciare il conosciuto per l’ignoto. Che poi ignoto non è perché so di averlo già toccato e sentito.
Il mio Ego mi dice che se io accetto Dio perdo me stessa; certo perderei la me stessa che si identifica con l’Ego. Il mio mondo fino ad oggi conosciuto mi porta a cadere ogni tanto in questo buco nero e ogni volta mi chiedo perché ancora? Perché scivolo nella tristezza e nella depressione?
Tutto in quel momento mi sembra così privo di senso, il vuoto, l’assurdo.
Il problema è sempre lì.
La separazione primaria dalla Fonte, dalla Luce.
La mia difficoltà di accettare un Creatore, di sentire l’Amore.
Continuo a pensare che c’è, che sono io che non lo sento e non lo vedo. Durante le respirazioni mi sembra di arrivare a sentire, mi sono spessa detto: “ecco! È questo che voglio sentire. La completezza, la perfezione, l’unità.”
Vedo che tramite la respirazione tutto è così magicamente tagliato su misura per me. Che imparo ed evolvo e che sono la figlia amata di Dio.
Poi alla luce del giorno, nel mondo, torno in contatto con le mie paure e a volte perdo la strada.
Qualche anno fa ho detto al mio Ego proprio durante una sessione di Rebirthing che comunque non mi sarei fermata. Quindi anche quando vedo tutto nero so che la mia strada prosegue e che non c’è un punto di arrivo.
“Non prendere la responsabilità di essere una benedizione è fare molto meno di quello che siamo venuti a fare” (Patrice) questa è la frase che mi aiuterà a fare il passo successivo.
Ho intitolato questo scritto:
“Il Rebirthing e la ricerca di Dio”, ma ora mi sento di dire che “Il Rebirthing è la ricerca di Dio”.
Per me sicuramente.
L.M.