Il Rebirthing in ambito Famigliare

INTRODUZIONE

Il mio approccio al Rebirthing è stato quasi casuale, ma nulla accade per caso!

L’incapacità di dialogo, la difficoltà di pormi con serenità e chiarezza, soprattutto nei confronti del mio secondogenito, ma anche degli altri due figli, reputandomi una madre inadeguata e ricca di sensi in colpa, mi ha rivelato la necessità di lavorare su me stessa. Il messaggio che sentivo dentro era chiaro: “risolvermi, per poter essere libera di accompagnare mio figlio in quel momento”. Anche il suo messaggio era chiaro: aveva bisogno di aiuto per attraversare un momento di cambiamento, ma non ne ero ancora consapevole.

E sentivo forte il bisogno di guardarmi dentro: un bisogno di “cambiamento”.

Man mano che conoscevo il mio “dentro”, liberandomi da quegli schemi che hanno influenzato la mia vita sin da bambina, potevo essere libera di accompagnare lui e gli altri miei figli nell’adolescenza e oltre.

 

LA RELAZIONE CON I MIEI GENITORI

Inconsapevolmente, mi sono trovata a lavorare sulla relazione con i miei genitori. Il percorso per arrivare ad una relazione sana con loro mi ha richiesto prima di tutto la comprensione del “concetto di responsabilità”, fondamentale nell’alleggerire quel peso che avevo dentro e che sempre mi creava un enorme senso di colpa.

Quindi riconoscere che mia è stata la scelta di nascere in quella famiglia e da quei genitori; in quel contesto famigliare allargato, dove non esisteva solo la mia famiglia in senso stretto, ma che era composta da zii, cugini, realtà famigliari che si intersecavano fra loro, oltre ad una attività lavorativa condivisa.

Importante e fondamentale è stato lasciare le responsabilità delle proprie scelte, e conseguentemente delle proprie vite, ad ogni membro della famiglia. Ad ognuno con i propri limiti, con i propri schemi di vittimismo e di insicurezza.

Ho iniziato dai miei genitori, facendo un lungo percorso di riconoscimento delle loro responsabilità ed accettando il loro ruolo nella mia vita.

A mio padre ho dato con Amore la responsabilità e la scelta della sua malattia, frutto di un maniacale attaccamento al lavoro, come unica passione e ragione di vita e che ha usato come mezzo per condizionare e manipolare le persone a lui più vicine, dapprima i suoi fratelli, poi la moglie e poi noi, i suoi figli. Gli ho lasciato la responsabilità di essersi totalmente accollato la sopravvivenza di tutta la sua famiglia di provenienza, perdendo di vista se stesso come uomo e identificandosi come super uomo e accentrando su di se ogni bisogno.

Ho riconosciuto il potere che ha avuto su di me, quel suo “incesto emozionale”, che, non capendolo e non conoscendolo, ho accusato come detentore della mia scelta di svilupparmi professionalmente nello stesso ambito aziendale della famiglia.

A mia madre ho dato con Amore la responsabilità di essersi immolata a lui e a tutta la famiglia (vicina e lontana) come vittima sacrificale, perché questa è la funzione che lei ha scelto. Ho riconosciuto quanto Amore lei stessa abbia riversato su tutta la famiglia, quanta dedizione e cura, trasformatosi in un senso del dovere, che spesso l’ha portata a non riconoscersi come donna. Questa è stata la sua scelta e riconoscendolo mi ha permesso di amarla di più, senza giudizio e senza rimprovero. Perché l’Amore libera da tutto ciò.

Ho così imparato ad amarli nella loro pura essenza, nella loro unicità. Ho imparato ad amare il loro bambino interiore, con le sue paure, i suoi dolori, con i suoi schemi e condizionamenti. Li ho liberati inconsapevolmente dal peso di cui li caricavo, ritenendoli responsabili della mia vita e delle mie scelte, che sempre definivo “obblighi emotivi”.

Questo mi ha affrancato da una sorta di emulazione nei loro confronti, sia come genitore che come compagna di vita. Lo sforzo che ponevo nell’assomigliare loro, mi allontanava sempre di più da me stessa, arrivando a negarmi totalmente, a non conoscermi e a non riconoscermi, perché raramente mi trovavo a tu per tu con me stessa.

La consapevolezza di tutto ciò ha lasciato il posto alla leggerezza di “accudirli” anche solo con la mia presenza e la forza di accompagnarli in questo momento della loro vita.

La conseguenza più bella è stato il perdono. Perdono verso di loro per avermi investita di tutte le loro aspettative, fin da bambina, quando essendo la primogenita dovevo essere “grande”, autonoma e indipendente. Di questa ultima qualità li ho sempre ringraziati, perché mi ha dato una più ampia visione della mia vita, anche se non la comprendevo, ma ne sentivo la forte presenza, la forte necessità di andare oltre, di non fermarmi alla superficie di ciò che vivevo. Mi ha permesso di sviluppare una libertà di pensiero e di “cittadina del mondo” quale mi sono sempre sentita.

Guarire la relazione con i genitori mi ha permesso anche di cambiare la mia comunicazione, portando maggiore sicurezza, compassione, chiarezza, condivisione.

Il Rebirthing mi ha aiutata a vedere quanto bello sia relazionarsi con semplicità, con gioia, con Amore, con la consapevolezza che ognuno di noi porta arricchimento reciproco.

 

LA RELAZIONE CON I MIEI FIGLI

La chiarezza giunta dalla guarigione della relazione con i miei genitori, mi ha aiutata a vedere meglio il rapporto con i miei figli.

Anche con loro è stato fondamentale riconoscere le lore scelte di incarnazione, di responsabilità. E tramite questa accettazione è giunta la consapevolezza del mio ruolo, prima confuso tra madre, amica, confidente, protettrice, salvatrice. Un misto di ruoli che non mi facevano MAI sentire “all’altezza” dei miei figli, perché sentivo di arrancare nell’insicurezza.

Giudicandomi inadeguata, non mi davo il permesso di essere veramente me stessa, causando forte insicurezza sia in me che in loro.

La comunicazione era sempre difficile, non chiara, fraintesa, provocando incomprensioni e a volte conflitti che mi portavano a giudicarmi sempre di più.

Lasciando andare l’attaccamento a questi schemi di paura mi sono ritrovata ad essere la madre che accompagna, che osserva i propri figli crearsi la loro vita.

È stato come liberarli dallo stesso peso da cui mi sentivo schiacciata quando soffrivo nella relazione malata con i miei genitori. È stato come darli nuovamente alla luce, liberi di muoversi fuori dal grembo materno, ma con un dono in più, cioè quello della fiducia, in me stessa e in loro stessi, certa che faranno le loro scelte in libertà e con gratitudine.

Attraverso di loro ho visto ciò che non mi apparteneva, ciò che non volevo essere. Così ho permesso alla mia e alla loro autostima di liberarsi e di prendere la giusta posizione per creare una sana relazione.

Tra di noi, in questo modo, è nato uno scambio equo, fatto di ascolto, di condivisioni, di apertura e accoglienza. I disaccordi, quando nascono, vengono affrontati con maggiore serenità, nel dialogo costruttivo, dove ognuno si sente libero di esprimere se stesso, senza il timore del giudizio e della chiusura. I rancori non rimangono più a logorare le relazioni.

Sento come è cambiata l’energia tra di noi, quanta leggerezza c’è nel mio e nei loro cuori. Sento di essere ascoltata e accolta come prima non accadeva. Sento il loro piacere di aver ritrovato (forse trovato) quella madre che hanno sempre cercato e che da sempre aspettavano che fiorisse. Hanno avuto pazienza, fiducia, più di quanta ne avessi io in me stessa.

Sono stata per loro colei che ha dato loro la vita terrena, ma loro stati per me coloro che mi hanno fatto rinascere nel ruolo che è sempre stato mio, ma che non riuscivo ad riconoscere e ad accettare.

  

LA RELAZIONE CON IL PARTNER

Non si può non affrontare, in questo breve trattato, la relazione con mio marito.

È quasi ripetitivo dire come sia cambiata la relazione con lui dal momento in cui la consapevolezza si è manifestata in me.

Ci siamo scelti per ottemperare il nostro compito in questa vita; portare i nostri figli in questa vita.

Riconoscendo il mio ruolo, è stato poi immediato riconoscere quanto il mio controllo sulle nostre vite, la mia, la sua e quelle dei nostri figli, condizionasse una relazione fatta di fastidi, incomprensioni, disaccordi, distacchi. Il mio attaccamento alla manipolazione, la stessa che mio padre utilizzava su di noi, bloccava il suo ruolo di marito e di padre, relegandolo nella insicurezza, nella inadeguatezza, nel suo non sentirsi “apprezzato”, come più volte mi diceva, tanto che ricercava il riconoscimento e l’apprezzamento al di fuori della coppia, cioè in una attività sportiva ad alto rischio, che ritenevo ossessiva e che ci allontanava sempre di più.

Piano a piano che la mia posizione di controllo veniva meno, perché non ne sentivo più la necessità, cioè non era più l’unico mezzo della mia sopravvivenza, la relazione si è alleggerita, illuminata, arricchita di Amore incondizionato. è diventata complicità, piacere, condivisione, divertimento, appagamento.

Lui ha ripreso il suo ruolo di marito, riscoprendosi giorno per giorno, riconoscendosi senza più quel peso della inadeguatezza che il mio modo di relazionarmi gli trasmetteva. Ha ripreso il suo ruolo di padre, che aveva abbandonato, riscoprendo quanta bellezza ci sia nel dialogo e nella relazione tra padre e tre figli maschi, che porta crescita reciproca.

Ora posso chiamare “famiglia” quello che prima era un gruppo confuso di persone, dove la mancanza di ruoli aveva portato insicurezze, paure e non amore.

Ora “famiglia” è un flusso di Amore, di condivisione, dialogo, ascolto, gioia, CASA.

Voglio concludere questo breve scritto, ristretto, ma ritengo anche intenso del mio riconoscimento e della mia gratitudine verso il Rebirthing, meraviglioso cammino di crescita personale, di condivisione, di Amore condizionato, con una lezione di “Un corso in miracoli”:

LEZIONE 108: In verità dare e ricevere sono una cosa sola

Ecco, questo è ciò che sto vivendo, ciò che mi viene permesso di vivere e di gioire attraverso il Rebirthing: quando do (Amore, comprensione, sicurezza, attenzione, gioia, appagamento, felicità, passione …), l’immediata conseguenza è quella di ricevere gli stessi doni.

Con immensa gratitudine a:

mio marito Marco

ai miei figli Gianmarco Leonardo Tommaso

ai miei genitori Gianfranco e Agnese

e a tutti Voi:

Agnese, Alda, Ana, Andrea, Anna Maria, Benedetta, Gian Luca, Gisella, Javier, Laura B., Laura M., Mara, Martina, Maya, Monica, Patrice, Rosmary Valerio, Veronica

 

Giulia Bonotto, Verona.