Spiritualità e Rebirthing

Indice

1.1 Introduzione

1.2 Cosa è la spiritualità…per me

1.3 La zona di confort

1.4 Il Rebirthing

1.5 Rebirthing e Spiritualità


1.1 INTRODUZIONE

Mi appresto a scrivere questa tesina sentendo emergere in me più domande che risposte.

La prima e più importante tra tutte le domande è la seguente : quanto dell’impegno apparente che investo sul cammino della crescita personale è motivato dall’onesta e profonda volontà di lasciare andare tutto ciò che di artificioso ed innaturale ho costruito con mia personalità e quanto, viceversa, è volto alla semplice ed ingannevole metamorfosi dell’ego?

E ancora : l’ego spirituale va considerato come un abile ingannatore e come tale condannato o può, forse, essere riconosciuto onestamente, portato alla luce sempre più e messo al servizio della pura evoluzione spirituale, che è al di là del nostro controllo?

Se condanno l’ego non lo sto facendo, forse, attraverso l’ego stesso che è il solo capace di giudizio e condanna?

E così via.

Malgrado quesiti dubbi, apparentemente ascrivibili alla mancanza di fede o al giudizio critico sento, tuttavia, che il mio quotidiano ha acquistato una profondità di osservazione ed una leggerezza di azione tali da risultare incredibili per la stabilità che hanno assunto, oggi, nella mia vita.

Io attribuisco questo traguardo all’onestà che mi riconosco nel cammino di ricerca.


1.2 COSA E’ LA SPIRITUALITA’…. PER ME

Per poter parlare del rapporto che hanno, nella mia esperienza, Rebirthing e spiritualità occorre, innanzi tutto, che io faccia chiarezza rispetto a ciò che “spiritualità” significa per me, ora.

La definizione che più sento vera è la seguente : per me la spiritualità è “il riconoscere una Guida all’opera nella mia vita ed il sentire che l’agire in accordo con la parte più profonda ed intuitiva di me stesso possa mettermi in risonanza positiva con questa Manifestazione”.

Non si tratta tanto di sentire cosa questa Forza vuole che io porti a compimento quanto, piuttosto, di riconoscere nell’agire quotidiano l’allineamento o il disallineamento con questo Volere.

Ritengo, personalmente, che la facilità e la spontaneità di azione, l’abbondanza, ecc., siano testimonianza di coerenza con questo Sentire dove fatica, sforzo e scarsità testimoniano una dissonanza rispetto a questa Energia, dissonanza che richiede un riallineamento per il quale una tecnica quale il rebirthing diventa importante.

Penso, per utilizzare una metafora, al diapason ; se un diapason che non vibra viene accostato ad uno soggetto a vibrazione il primo inizierà a vibrare in armonia con il secondo; la presenza della personalità è di ostacolo alla risonanza in accordo tra il nostro essere e l’Energia che ne è Sorgente.

Avrei potuto utilizzare il termine “Dio” per nominare questo “qualcosa”, tuttavia l’uso del termine non mi risulta naturale; questo è certamente dovuto ad un ancora presente rifiuto dell’autorità, nonché all’associazione comune tra spiritualità e religione; sento, tuttavia, che l’evitare di riferirmi a ciò che percepisco manifestarsi nella mia vita come a “Dio” mi aiuti a coltivare una spiritualità più pratica ed esperienziale.

A questo punto sento di dovermi porre un’altra domanda : spiritualità e fede sono la stessa cosa?

La personale e parziale (nel senso di “di parte”) risposta che sento emergere è NO.

Osservo che la spiritualità che vivo nel mio quotidiano non contempla la parola “credere”, ma largamente il “riconoscere” o l’“osservare” e, sebbene a fatica, l’“affidarsi”.

Ritengo che questa distinzione sia fondamentale perché afferma che, nella mia visione, sia possibile vivere in modo spirituale attraverso l’attenta osservazione interiore e un’”azione” coerentemente ed onestamente rivolta al più elevato allineamento possibile, in quel momento, con ciò a cui sento di dover dare energia per potermi manifestare secondo natura.

La fede che io mi riconosco al momento presente, più che essere una fiaccola accettata per illuminare con certezza un cammino, è un fuoco che alimento con pazienza e coraggio, mano a mano che il cammino procede; come tale può coesistere con il dubbio.

A differenza del Rebirthing la spiritualità è sempre stata parte della mia vita, anche se solo a posteriori sono riuscito a riconoscere quanto io sia stato “spirituale” pur senza rendermene conto.

Non mi riferisco, con ciò, alla curiosità mistica che a sprazzi ha fatto capolino nella mia esistenza sotto forma di maldestri tentativi di meditazione adolescenziale, rituali o letture esoteriche, quanto ad accadimenti ora chiaramente riconoscibili come allineamenti o riallineamenti.

Penso per esempio ad un evento accaduto a circa un anno di età.

Secondo i racconti familiari mi ammalai di una brutta bronchite che mise a rischio la mia vita e, a pericolo scampato, avrebbe dovuto lasciarmi in eredità un’asma cronica ed una gracilità di costituzione.

Ciò che accadde fu che un bel giorno, mentre giocavo beatamente sul pavimento della cucina, con alcuni colpi di tosse rilasciai una quantità di muco tale da allarmare tutti; da quel giorno non ho mai più sofferto di problemi respiratori, ne di costituzione fragile.

La spiegazione ufficiale elogia, ovviamente, le diverse sostanze (più o meno medicinali) che mi sono state fatte inalare o di cui è stato cosparso il mio corpicino; ciò che riconosco vero oggi è che, in quel momento e seppur piccolo e ancora incapace di razionalità, io abba preso una decisione netta; la decisione di vivere appieno.

Un altro episodio riguarda la mia scelta professionale.

Era appena venuto a mancare mio padre ed io ero un giovane geometra, esattamente come lui, da poco diplomato.

All’accaduto l’azienda per cui mio padre lavorava, con un gesto molto nobile, mi propose di prendere il suo posto senza sottostare ad un colloquio di valutazione.

Furono settimane di grande tormento; ero combattuto tra il desiderio di sicurezza e la paura dell’ignoto, ma anche tra la certezza di non voler accettare quel lavoro ed il dubbio di sbagliarmi.

La mia tendenza a considerare ogni passo come “definitivo” mi faceva sentire estremamente insicuro, come di fronte ad un baratro, sensazione che tipicamente mi ha accompagnato sino all’incontro con il Rebirthing.

Scelsi intuitivamente di rifiutare l’offerta e quella scelta compiuta sbloccò una grande energia che alimento il successo che ne seguì; non mi sono mai pentito di quella scelta che, malgrado le tante deviazioni dal cammino, mi ha condotto a riconoscermi oggi in allineamento alla mia natura.

Più di ogni altro evento, tuttavia, quello che riconosco recare i segni di una “Forza” all’opera è ciò che ha portato alla mia separazione familiare, al mio crollo emotivo ed alla mia rinascita alla spiritualità apertamente riconosciuta.

Dopo la mia scelta professionale ed il successo imprenditoriale che ne seguii mi ero allontanato molto dal mio sentire; vivevo completamente ossessionato dai traguardi da raggiungere e dai desideri da soddisfare; ero stritolato tra il successo professionale ed il forte stress che il vivere in un modo così lontano dalla mia natura profonda mi comportava; cercavo conforto e sollievo alimentando bisogni che mi rendevano debole e dipendente, il tutto in un circolo vizioso che, a lungo andare, divenne insostenibile per me e per chi mi viveva accanto.

La mia relazione cominciò a vacillare ed in men che non si dica mi trovai in piena crisi di coppia; né io né la mia compagna, tuttavia, trovammo la lucidità necessaria per vedere il problema per ciò che era e, ciascuno arroccato sulle proprie posizioni, iniziammo ad allontanarci emotivamente e fisicamente.

Una notte, stanco di tutto quel tormento, pregai egoisticamente dicendo: “o Dio fa che qualcosa si rompa in me”.

Da persona materialista e manipolatrice che ero in quel momento, l’intenzione della mia preghiera era quella di distaccarmi emotivamente dalla mia partner per continuare una serena convivenza ove io avrei potuto dare energia alle mie tante passioni e, magari, concedermi qualche scappatella senza rimorso.

Il mattino seguente sentii che qualcosa si era rotto realmente in me; le cose, tuttavia, andarono in modo diverso da ciò che avevo inconsciamente auspicato, poiché fu per me sostanzialmente impossibile continuare la mia relazione nella nuova energia che sentivo essersi liberata.

Ho voluto riportare, brevemente, questi importanti aneddoti della mia vita perché sono per me la testimonianza reale del “Qualcosa” all’opera al di là del mio manipolatorio controllo mentale, ma dialogante con il sentire più profondo.

Essere spirituale significa, per me e in sintesi, osservare nell’agire quotidiano le testimonianze del mio allineamento e imparare dalle deviazioni del percorso, un poco come l’equilibrista sulla fune.

Nella mia esperienza ho constatato che quanto più opero in onesto accordo con questo sentire tanto più facile e prospero diviene il vivere anche se pensieri ed azioni possono essere, spesso, diversi da ciò che mentalmente mi sentirei di definire “spirituale”.

Spiritualità, ancora, è il cammino attivo che compio per raggiungere un traguardo che mi sfugge (mancanza di fede?), ma che ad un livello più profondo so essere raggiungibile (fede?): la dissoluzione della personalità (o delle personalità molteplici di cui sento essere composto l’Io personale umano) e la connessione diretta alla sorgente della vita.


1.3 LA ZONA DI CONFORT

Per poter procedere oltre è essenziale che io introduca la mia personale idea riguardo la “zona di confort”

La definizione che mi sento di dare è la seguente :

La zona di confort è il confine del conosciuto della mente, quel limite creato dall’insieme delle esperienze vissute, positive e negative, che non avendo posto fine all’esistenza terrena vengono ritenute sicure.

E’ realmente possibile, per un essere umano ancora identificato con una personalità, infrangere questa zona di confort quanto, piuttosto, espanderla sempre di più sino a sfiorare quei limiti oltre i quali diventa possibile percepire la trama dell’Esistenza stessa?

Ritengo, personalmente ed al livello raggiunto, che la zona di confort sia indissolubilmente collegata alla personalità e che possa essere infranta solamente trascendendo al personalità stessa, traguardo al quale ci si può avvicinare ma il cui superamento sfugge al nostro controllo.

Il lavoro da fare, per via di questa visione, è quello di prestare attenzione alla tendenza di riproporre schemi e dinamiche conosciute tese a rimanere nell’ambito della zona di confort definita cercando, quindi, di espandere questo confine per percepire, finalmente, la Coscienza che ne è oltre.

Restare vigili alle trappole della personalità è il lavoro da fare; dietro il dubbio può celarsi, a mio avviso, lo stimolo ad una sana indagine dove dietro l’autostima può nascondersi, per contro, un stato di quiescenza nel livello raggiunto dalla personalità.

Quelli sopra esposti sono, tuttavia, solo concetti della mente.


1.4 IL REBIRTHING

Per quanto la mia visione possa sembrare limitata o pessimistica sento che la ricerca della verità è intrinsecamente connaturata nella natura umana e come tale vada perseguita con la più alta serietà e volontà.

Sebbene la personalità possa lottare per restare saldamente entro i propri confini auto imposti, per quanto l’espansione di tali confini non rappresenti, di per se, una risoluzione e malgrado le ingannevoli metamorfosi dell’ego, ritengo che il cammino verso la parte più profonda e nascosta dell’essere umano sia imprescindibile e necessario.

Sviluppare l’apertura necessaria a rimanere in un cammino attivo richiede, tuttavia, che al manifestarsi di un’apertura in tal senso (il più delle volte una crisi di qualche tipo) si trovino le risorse essenziali per varcare completamente la soglia oltre la quale il ritorno al vivere automatico, sperimentato sino a quel momento, non è più possibile.

Per fare questo e per mantenere salda la rotta verso una sempre maggior espansione della zona di confort occorre, per noi occidentali poco inclini alla meditazione e molto dediti al “fare” superficiale, una tecnica che consenta di lasciare andare velocemente strati dolorosi di vissuto emozionale.

Il Rebirthing è stato, in questo senso, lo strumento che da subito ho sentito vero per me e per il mio cammino.

Il mio incontro con il Rebirthing risale ad un autunno di circa 14 anni fa.

Quando, a quel tempo, mi recavo a Torino per una sessione, molto spesso chiedevo al mio rebirther di consigliarmi un libro che poi mi sarei immediatamente precipitato ad acquistare nella vicina libreria alternativa.

Il mio maestro, pazientemente, mi suggeriva la lettura e, talvolta, aggiungeva un avvertimento: mi raccomando, diceva, non fare confusione tra Rebirthing e spiritualità.

Io allora non comprendevo il senso di questa distinzione, né come il nutrire quella che credevo essere spiritualità potete essere controproducente per il mio percorso.

Ora, a distanza di tanti anni, comprendo bene cosa egli volesse dire con quelle parole.

Dove il Rebirthing è, se seriamente praticato, essenzialmente esperienziale, la “spiritualità” può prestarsi alle facili manipolazioni della mente.

I libri possono nutrire credenze, convinzioni, ecc., la spiritualità può assumere molte forme non sempre espressione di evoluzione profonda quanto manifestazioni di convinzioni mistiche.

Niente di male, nulla di sbagliato, poiché tutto è funzionale al percorso dell’anima; ritengo, tuttavia, che un ricercatore serio debba essere sempre conscio di quanto velocemente la mente riprenda il controllo della situazione ogni qual volta si infrange un poco la sua zona di influenza.

Ora cerco di attenermi al mio sentire più profondo traendo dai libri quelle ispirazioni utili a confermare intuizioni e realizzazioni; mi rilasso nelle letture profonde senza accettarne il contenuto come verità……
…..o almeno ci provo.

Se la spiritualità è quindi, nella mia visione, il mezzo attraverso il quale affiniamo la nostra percezione della Forza che plasma tutte le cose, il Rebirthing, sempre nella mia visione, è il potente strumento facilitatore di questo processo.

Per intuizione sento, in realtà, che qualsiasi pratica che abbia lo scopo di favorire la risoluzione del vissuto emozionale negativo, se seriamente guidata e praticata, sia utile e meritevole in tal senso.

La scelta di affidarmi al Rebirthing quale unica tecnica a cui rivolgere il mio interesse è stata, tuttavia, intuitiva e forte; oltre alle tante esperienze risolutive vissute sin dalle prime sessioni ricevute, l’elemento determinate del mio “abbandonarmi” alla tecnica è stato l’aver riconosciuto, al mio primo ”maestro” una totale integrità spirituale ed una grande verità di esistenza.

Il Rebirthing è “vero” per me perché nella sua accezione più elevata consegna a chi lo pratica le chiavi della propria crescita, mentre conduce il rebirther, se serio e sufficientemente risolto, a crescere lui stesso.

Sin da subito ho riconosciuto che, se onestamente condotta, una seduta di Rebirthing rappresentava un’affermazione del mio potere personale libero da condizionamenti del trainer o da trappole e strumentalizzazioni mentali.

Rileggendo le frasi precedenti noto di aver scritto ripetutamente parole quali “onestà” o verità”; queste ripetizioni sono la testimonianza della serietà che coltivo.

L’onestà e la verità di cui parlo sono, tra le righe l’onestà e la verità del rebirther.

Nella mia esperienza, purtroppo, ho successivamente verificato che pochi sono coloro che riescono a proporre un Rebirthing (e questo vale per ogni pratica) serio e coerente ed altrettanto pochi sono coloro che cercano serietà e coerenza per raggiungere una reale risoluzione dei propri conflitti; molti di più, purtroppo, sono coloro che cercano un sollievo rapido e facile alle sofferenze contingenti del momento, i quali incontrano, inevitabilmente, operatori con cui sentono intuitivamente di poter mantenere il controllo.

In una qualche misura questo “fare senza fare” appartiene un poco a tutti noi, ed è solo la scelta di integrità e serietà che operiamo verso chi ci sostiene a testimoniare quanto, malgrado le tante resistenze, siamo disposti a lasciare andare veramente.

Ogni livello di consapevolezza necessita, tuttavia, di una soluzione a quello stesso livello, sebbene questo spesso non giovi alla fama delle tecniche utilizzate.


1.5 IL REBIRTHING E LA SPIRITUALITA’

Per quanto il mio approccio alla spiritualità possa far sorridere, credo di potermi definire sufficientemente serio ed integro, sotto il punto di vista della ricerca di evoluzione personale, da rappresentare un esempio oltre che essere di sostegno.

Questa integrità e serietà è, penso, il frutto dell’onesta indagine introspettiva che da tempo porto avanti, unita al lavoro attivo con il Rebirthing che mi ha permesso di liberarmi da molti dei condizionamenti limitanti acquisiti nel corso della mia vita pre-natale, infanzia e adolescenza.

Non posso, tuttavia, trascurare la Sorgente di ispirazione che mi ha costantemente mantenuto alla ricerca della più elevata espressione possibile di coerenza spirituale, a rischio di mostrarmi al mondo come insicuro, dubbioso, critico e spesso portandomi a rimettere in discussione scelte e valori.

Ritengo, infatti, che una delle trappole più insidiose sul cammino di crescita personale sia proprio la “spiritualizzazione” della mente.

Le realizzazioni, le risoluzioni, le intuizioni, la ritrovata auto-stima, ecc., sono valori indiscussi quando posti al servizio della nostra Manifestazione più alta; allo stesso tempo possono prestarsi a ricadere sotto il manipolatorio controllo mentale della personalità che si identifica con la nuova dimensione raggiunta per riproporre una propria identità spirituale.

Come uscire, allora, da questa trappola?
Il processo personale è, ancora una volta, la mia risposta.
Per quanto sottili e subdole possano essere le trappole della personalità, per quante volte si possa cadere nella rete tessuta dalla mente per mantenerci nel controllo, dandoci l’illusione di essere su un veloce cammino evolutivo, restare onestamente focalizzati sul proprio processo personale, manifesto attraverso le emozioni, i pregiudizi, le resistenze, le paure, i desideri, e così via, resta per me la sola garanzia per poter muovere dei passi, forse piccoli ma comunque in avanti, sul percorso verso la rinuncia alla personalità stessa e fare spazio alla manifestazione diretta della Vita.

Ecco allora che il mio Rebirthing professionale, qualora decidessi di dedicare attivamente il mio tempo, o parte di esso, al sostegno attivo del prossimo attraverso questa tecnica, vorrei indirizzarlo a portare nella pratica quotidiana l’esperienza maturata attraverso le risoluzioni.

Ritengo che sostenere il prossimo a focalizzare l’attenzione nel quotidiano, riconoscendo le deviazioni, a volte importanti, a volte sottili, operate rispetto a quanto il cuore senta o sentisse giusto (e per riconoscere ciò occorre fare pulizia del molto “rumore di fondo” prodotto dai nostri condizionamenti), impegnandosi per ritornare un poco alla volta sul cammino Intuitivo, sia tutto ciò che ci è richiesto in questa vita.

Il resto del lavoro è a carico del rebirther, colui che con la sua energia attrae persone disposte a confrontarsi a quello stesso livello; quanto più è onesto, integro, conscio (per non dire libero) delle proprie trappole mentali, nelle quali cerca di non indugiare ma anche di non giudicare, tanto più il cliente sarà serio e determinato a risolvere veramente, per progredire speditamente sul cammino della crescita spirituale.


Valerio Tosa, Alessandria